Il fantasma della Val Cismon: la tagliata del Covolo di S. Antonio e la battaglia per Fonzaso

Dal Gruppo Grotte Giara Modon riceviamo e con piacere diffondiamo la notizia della presentazione del libro di Luca Girotto "Il fantasma della Val Cismon" venerdì 24 marzo 2023 alle ore 20.30 presso la Sala Polivalente in Piazzetta Brotto, Valstagna

24 marzo 2023
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La pubblicazione narra la storia della fortezza costruita dagli italiani a sbarramento della bassa Val Cismon contro una possibile invasione austriaca. Quella stessa invasione effettivamente verificatasi nel novembre 1917, quando l’esercito italiano, in ripiegamento a seguito della rotta di Caporetto, finì per attestarsi sul monte Grappa. Durante le fasi più drammatiche della ritirata, la fortezza venne distrutta, facendola esplodere, dal genio militare italiano. Gli austriaci, ai quali necessitava riaprire il transito sulla rotabile del Primiero, ne cancellarono le residue vestigia ancora nell’autunno del 1917. Al punto che se ne persero non solo le tracce materiali sul terreno ma persino  il ricordo nell’immaginario collettivo delle genti di quell’area del bellunese compresa tra  Fonzaso-Lamon-Sovramonte e Arten.

Il “forte S. Antonio” divenne dunque, da allora, un fantasma (quello citato nel titolo) nella Val Cismon.

Un’oscura vita prebellica, nella quale assumevano importanza anche i lavori idroelettrici dei vicini impianti di Ponte Serra (la diga tutt’ora esistente venne costruita nel 1908) e persino le diatribe circa l’uso dei liquami periodicamente rimossi dalle latrine del forte, fu seguita da un primo biennio “bellico” altrettanto anonimo: l’avanzata italiana avvenuta ad inizio conflitto aveva infatti posto fuori gioco la fortezza (come tutte le altre appartenenti allo “Sbarramento Brenta-Cismon”) spostando il fronte in Valsugana e sul crinale principale del Lagorai centro-orientale. I locali comandi italiani colsero così l’occasione per “prelevare” dalle inoperose ed arretrate fortezze le armi (artiglierie e mitragliatrici) nonché molti degli equipaggiamenti. Non fece eccezione il forte S. Antonio, il cui già modesto armamento venne praticamente azzerato a fine 1916.

Nel novembre 1916 tutte le opere fortificate dello “sbarramento Brenta-Cismon” vennero radiate e dismesse.

Fu solo nell’autunno del 1917, quando le vecchie fortezze avrebbero potuto tornare utili per arrestare o almeno rallentare l’avanzata austriaca seguita alla battaglia di Caporetto, che agli strateghi del regio esercito apparve in tutta la sua gravità l’imprudenza commessa con il disarmo delle opere.  Le colonne austriache in discesa da passo Rolle e dalla valle del Vanoi puntavano ad arrivare il più rapidamente possibile nella piana tra Feltre, Fonzaso ed Arsiè, per iniziare senza indugi l’assalto finale al monte Grappa, ultimo bastione della resistenza italiana prima della pianura bassanese.

Le “battaglie della ritirata” degli italiani lungo la Val Cismon in corso d’evacuazione, culminarono così in quello scontro per Fonzaso che la sera dell’11 novembre obbligò il capitano Candoni, comandante della 153ª compagnia del battaglione Monte Arvenis che difendeva il forte S. Antonio, a distruggerlo con un’ingente quantità d’esplosivo collocata nella polveriera in caverna della fortificazione. Nella battaglia vennero coinvolte anche le moderne opere idroelettriche collegate allo sbarramento di Ponte Serra ed alla centrale di Pedesalto.

Si aprivano così agli austriaci la strada per Feltre e quella per Arsiè-Primolano, nonché le valli settentrionali del massiccio del Grappa, ma gli errori strategici del Comando supremo austriaco e l’accanita resistenza italiana lungo il corso del Cismon e del Vanoi impedirono alle armate austrogermaniche   di cogliere l’attimo fuggente e scardinare il nuovo e non ancora assestato schieramento italiano.

Oggidì la tagliata del Covolo di Sant’Antonio riemerge dalla storia e dall’oblìo con un volume di oltre 350 pagine e di quasi 300 tra foto, schizzi e cartine, nel quale vengono organicamente inquadrate memorie diaristiche personali di militari delle due parti, ricordi di reduci, relazioni e rapporti ufficiali ripescati da polverosi archivi a Roma, Vienna e Berlino.  A illustrare la narrazione, un possente apparato iconografico si avvale di immagini d’epoca scattate sia dagli italiani che dagli austriaci (tra le prime, le uniche sette fotografie a tutt’oggi note della fortezza, scattate precedentemente alla sua distruzione) e le planimetrie approntate dal progettista italiano Giulio Aldrini nonché quelle, quasi più dettagliate, redatte dallo spionaggio austroungarico già a fine ‘800. Dalle raccolte della biblioteca Villa Valle provengono ben tre delle sette rarissime immagini dell’opera fortificata, concesse dall’amm. ne comunale di Valdagno nel segno di una perdurante collaborazione (datata 2013 per il suo esordio) con l’omologa amministrazione di Borgo Valsugana e con il museo della Grande Guerra ivi operante, Enti con i quali condivide il patrocinio dell’opera.

 

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